Ecco i miei primi giorni di viaggio in Sud America
30 Agosto
Dopo aver recuperato le ore di sonno perse mi faccio una bella doccia pronto per visitare il centro cittadino, i suoi parchi e alcuni monumenti che lo caratterizzano. Scendo qualche scalino e vedo davanti a me un topolino morto, molto probabilmente ucciso dal cane che vive nell’ostello. Quito è costruita sulle fondamenta di un’antica città Inca ed è conosciuta per il centro coloniale ben conservato dove si trovano numerose chiese caratterizzate da un mix di stili tra cui quello europeo, indigeno e moresco. Camminando tra le vie noto molte persone intorno a me e, quando le guardo, rispondono con un sorriso.
Girando tra le bancarelle di un mercato locale vedo punti vendita di ogni genere: sono esposti oggetti per la casa, carne, frutta fresca e zuppe… vicino a vere e proprie officine, create in locali più simili a garage, dove si saldano e si tagliano col flessibile delle ringhiere su piccoli banchi da lavoro. Le polveri metalliche circondano le persone che affollano il mercato come se nulla fosse e questo mi pare strano, per come sono abituato, soprattutto per quanto riguarda l’igiene. Ma qui siamo in Sud America e devo vedere le cose da un altro punto di vista. Dopo aver bevuto un gustoso frullato di frutta continuo a girare per le bancarelle e acquisto un adattatore per caricare il mio telefono cellulare e un libro in lingua spagnola Padre rico, padre pobre di Robert T. Kiyosaki, che avevo già letto in italiano, così da poter leggere nei momenti di relax e apprendere più velocemente questa lingua.
Ecco i miei primi giorni di viaggio in Sud America
La camminata sul Rucu Pichincha
31 Agosto
Oggi è il giorno giusto per fare una bella camminata e raggiungere il vulcano inattivo Rucu Pichincha a 4.698 m s.l.m.. Questo è situato tra il Guagua Pichincha e la città di Quito, funge da schermo e la difende dalle eruzioni del Guagua. Il cratere del Rucu è a forma di ferro di cavallo, con un diametro di 2 km e una profondità di 600 metri. L’ultima eruzione del vulcano si è verificata circa 50.000 anni fa.
Non ho bisogno della sveglia per alzarmi e alle 5:00, anche grazie al fuso orario, sono già sotto la doccia. Prendo lo zaino, aspetto che la commessa del panificio sotto l’ostello apra il negozio per fare rifornimento e parto. Mi aspettano 12 km di sentieri e un dislivello di circa 1830 metri per arrivare in vetta. Cerco di passare velocemente la zona collinare che mi porta al sentiero, dopo aver ricevuto alcuni consigli e notizie non molto confortanti da persone locali in merito a rapimenti e furti nella zona. In passato mi è capitato solamente una volta di essere derubato da un ladro, che aveva puntato la pistola addosso alla mia amica e a me in Costa Rica, dopo essere sbucato da dietro una jeep ed essersi incappucciato; non è stato affatto bello e, nonostante ora sia tranquillo, spero che non mi ricapiti una situazione simile. Fortunatamente la prima ora di cammino si rivela priva di pericoli e abbastanza semplice, fino a quando, giunto a quota 3.300 metri di altitudine, inizio a sentirmi fiacco. Mangio, bevo, ma il dislivello e l’aria più rarefatta rispetto a quella a cui sono abituato stanno facendo il loro lavoro. Nonostante le ripetute pause non cedo e continuo fino a poche centinaia di metri dalla vetta. A questo punto, un po’ per la stanchezza dovuta alle sei ore di cammino e un po’ per le calzature non adatte, decido di tornare indietro. La testa pulsa e il cuore va a mille. Mi fermo un attimo seduto su un sasso e ripenso ai due contadini incontrati sul sentiero, al padre con la figlia, i quali hanno condiviso con me qualche chilometro di cammino e che hanno rinunciato a continuare la salita per lo stesso motivo. Probabilmente due giorni di acclimatamento sono pochi e ho esagerato.
Raggiungo un’altalena vera e propria che domina la valle e sto già meglio. Dopo essermi ripreso del tutto vado sul teleferico, una cabinovia che dista una manciata di passi. Nel giro di pochi minuti passo dai 3.945 m s.l.m. ai 3.117 m s.l.m. e mi ritrovo nel caos urbano. Gli animali e le piante lasciano spazio alle infinite strade piene di taxi e bus, così come le nuvole lasciano spazio a nubi nere che fuoriescono dai mezzi in transito.
Non mi importa; ora devo tornare in ostello e farmi una doccia. Ah no! Ho in tasca circa quattordici dollari e domani è sabato. Mi metto alla ricerca di una banca per cambiare un po’ di euro che ho portato con me e dopo una manciata di minuti posso tornare in ostello. Doccia, un po’ di relax e si esce a cena. Buon appetito!
Ecco i miei primi giorni di viaggio in Sud America
Emozioni uniche
1° Settembre
Passeggio per il centro e noto che ci sono un’infinità di bambini che giocano per strada senza la presenza dei genitori. Una situazione simile l’ho vissuta anni addietro in India e Thailandia. Mi rendo conto che qui i bambini sono più liberi di crescere e sperimentare senza essere tenuti in quella ‘campana di vetro’ che nelle nostre realtà è assai comune. Rientro e leggo il libro sulla terrazza mentre il sole mi scalda la pelle. Nonostante la crema solare e la carnagione scura divento rosso come un peperone. La sera mi ritrovo nel salotto a condividere con altri ragazzi le nostre esperienze di viaggio. Tutte diverse, ma tutte con l’obiettivo di conoscere, scoprire e mettersi alla prova in questa favolosa avventura chiamata Vita.
Proverbio africano
“Ciò che non hai mai visto lo trovi dove non sei mai stato”
Otavalo e le sue bellezze
Ecco i miei primi giorni di viaggio in Sud America
2 Settembre
Parto la mattina presto con un bus per Otavalo, alla scoperta del maggiore mercato tessile del Sud America. Arrivo alla fermata consigliatami da un amico dell’ostello, scendo dal pullman e chiedo a una coppia di signori sulla settantina, scesi nello stesso punto, dove si trova la Plaza de los Ponchos. Mi sorridono e mi dicono di seguirli perché abitano lì vicino e che la figlia sta lavorando con la sua bancarella proprio nel mercato. In primis raggiungo la ragazza che mi mostra la merce e acquisto una maglietta perché mi piace e perché nel mio zaino di viaggio ne ho solamente quattro; poi faccio un giro e quasi mi perdo tra i colori sgargianti, quasi ipnotici dei tappeti, dei maglioni, dei ponchos, delle sciarpe e di tutti i tessuti per lo più in lana di alpaca e lama. Ci sono troppi turisti e sinceramente non mi piace, così decido di andare a vedere la cascata di Peguche, un luogo più tranquillo e ben curato che non dista molto. Si raggiunge camminando per un sentiero nella foresta e con alcuni punti panoramici. Posso abbracciare gli enormi alberi e raggiungere una pozza che è luogo di incontro per le popolazioni autoctone.
Compro a un banchetto la canna da zucchero e, masticandola, estraggo il succo che è davvero dissetante e dolce.
Essendo in Ecuador non posso mancare la Mitad del Mundo. Questo luogo contiene il Monumento all’Equatore alto 30 metri, che evidenzia la posizione esatta dell’equatore (da cui il Paese prende il nome), una linea gialla divide i due emisferi, qui si commemora la missione geodetica franco-spagnola del XVIII secolo che ne fissava la posizione approssimativa.
Una volta rientrato in ostello festeggio con un brindisi e con i coinquilini la mia partenza per Latacunga che avverrà domani.
Potete trovare il mio libro in formato cartaceo ed e-book sul mio sito www.enrytraveller.com o su Amazon ad un prezzo imperdibile!
Disfruta tu Vida!
Enrytraveller
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